
Settantacinque euro più i diritti di prevendita, per la precisione. Se fossi abbastanza ricca da poter fare beneficenza, piuttosto farei direttamente un bonifico all’Unione Italiana Ciechi. E se tutti la pensassero come me, il signor Boccelli Andrea potrebbe ritornare a cantare nelle balere.
Questo non è semplice astio verso di lui, che giustamente fa gli affari suoi. Anche se, a onor del vero, dicono sia veramente una primadonna, quello che in gergo si definisce una checca isterica o, più volgarmente, una pigna nel culo. Ce l’ho con l’ignoranza della gente, che non sa distinguere diamanti da vetro, che subisce passivamente tutto quello che impone la fabbrica del trash. In particolare al friulano "colto", che spende cifre vergognose per ascoltare un mediocre
Nessun dorma, e non sa nemmeno che a pochi chilometri da casa sua vivono cantanti lirici attualmente impegnati in prime parti all’Arena di Verona, alla Scala o al Covent Garden.
Mi ricorda quella scena in cui John John Kennedy, dopo una prima alla Scala andò a complimentarsi con Riccardo Muti dicendogli che aveva attraversato l’oceano per venire a sentire quel concerto, e il sagace direttore gli rispose “Sarebbe stato più comodo se fosse venuto a sentirmi a Philadelphia, dove ho diretto per molti anni”. Chi è venuto a raccontarmi di aver sentito delle arie opera nientemeno che “da brivido” l’altra sera a Villa Manin, non ha mai sentito parlare di Luciana D’Intino o di Fiorenza Cedolins, che è di Vito d’Asio e i questi giorni interpreta Tosca all’Arena? No, è troppo faticoso tastare personalmente la qualità, meglio affidarsi al cattivo gusto comune, che non sia sbaglia mai: tutt'al più, si sbaglia
in gruppo.
Ora mi chiedo come sia possibile pagare ottanta euro per sentire questo cantante da Sanremo, che avrà anche una bella voce, ma è pur sempre un cantante da Sanremo. Non da Tosca, non da Bohème. Eppure il suo cachet è a sei cifre e il primo numero non è uno. Ma finché Pantalone paga, perché non approfittare? D’altra parte, se Pavarotti viene coperto di allori perfino dopo essere stato snobbato anche dagli americani, perché non dovrebbe cavalcare la tigre lui, che ha dalla sua anche il vantaggio del buonismo italiano? Non ha nulla da temere, finché a Sanremo non si presenterà un cantante sordomuto. E allora saranno cazzi amari.