patio andaluz

Nome:
Località: Italy

Odio le persone apatiche. Di conseguenza amo quelle passionali

giovedì, giugno 26, 2008

Chiudo per ferie


Finalmente, e lo dico a pieni polmoni. In vent'anni è la prima volta che faccio una vacanza al mare, di quelle che sanno di conchiglie sotto i piedi e abbronzante al cocco. Per vent'anni, con il fatto che finché si può viaggiare, bisogna approfittare, la vacanza era inevitabilmente un viaggio. Magari più massacrante che andare al lavoro, e talvolta quasi un dovere da assolvere prima di avere dei bambini, come se questo precludesse la possibilità di muoversi oltre un raggio di cinquanta chilometri. In realtà c'è gente che va in Nepal con marsupio in spalla e bambino dentro, ma io non sono così sveglia (o così incosciente, come vogliamo metterla), pertanto - limitatamente alle mie possibilità economiche - ho girato qualsiasi posto mi stesse più a cuore prima, rimandando al dopo ogni forma di relax. E non nascondo che talvolta è stata quasi una frustrazione, ma questa è una manifestazione di deficienza tutta personale su cui preferirei non aprire capitolo. Detto ciò, e presentandosi la condicio sine qua non per sentirmi autorizzata a una vera vacanza, ho deciso di prenotare una settimana nell' isola di Grado, amena località della riviera adriatica nota per le sabbiature e per essere tra le più aborrite dal Popolo del Divertimento, tanto che non vedi un cranio tra i 15 e i 30 anni nel giro di chilometri. Non ci sono discoteche né sale giochi, e prima di mezzanotte le strade sono già deserte, perchè fondamentalmente è un posto di villeggiatura colonizzato da tranquille famiglie austriache, nonni e nipotini. Ecco, io vado lì. E se fino a qualche anno fa avrei detto di me stessa che mi sono folgorata sulla via di Damasco, adesso sono anche entusiasta di andarci, tanto che se mi offrissero un soggiorno a Marbella, direi no grazie. La mattina partirò in spiaggia con un carico di secchielli e palette per Antonio, appena arrivata gonfierò il suo canotto e anche se normalmente non metto creme solari, mi porterò la mitica "Coppertone" per ricreare l'atmosfera. La sera, dopo essere rimasta in spiaggia fino a tardi, uscirò con il profumo del doposole come le crucche e andrò a prendere il vecchio Campari shakerato che i locali trendy della riviera romagnola si vergognano anche di mettere in lista.
Quindi vi saluto già, perchè entro domani dovrei saldare i miei debiti con il lavoro, che per la prima volta nella mia vita mi sento pienamente autorizzata a mandare in casino.

martedì, giugno 24, 2008

Le partecipazioni


Approfitto di una mail di mio fratello appena arrivata:
"Ciao, stasera andiamo prendere un regalo per Cicciofofo che si sposa sabato. Vi unite a noi? Si pensava ad uno o due vassoi da portata"
Ovviamente la risposta è stata negativa, ma l'occasione merita di spendere due parole per questa fastidiosissima usanza che sono le cosiddette "partecipazioni di matrimonio".
Dunque, tu non conosci il tizio che si sposa, molto probabilmente è il figlio di amici dei tuoi e che non vedi da quando aveva cinque anni. Quindi a te non può fregare una fava che lui si sposi e a lui ancor meno di fartelo sapere. Ma qui intervengono i genitori con la loro "lista", ovvero gli sfigati che si vedono recapitare questo bigliettino annunciante un qualcosa che ti lascia per lo più indifferente ma per cui comunque dovrai cacciare come minimo quaranta euro, costo di un mazzo di fiori decente. Il messaggio è ormai esplicito ai più avvezzi alla situazione e, soprattutto, ai più fobici nei confronti di tali usanze: non ti invitiamo perchè è una cerimonia per soli intimi ma ci teniamo a farti sapere che ci sposeremo. Ovvero, la versione sincera: non sei abbastanza importante da essere invitato al pranzo, considerato quel che costa e il centinaio di parenti che abbiamo sul groppone, ma potresti comunque sganciare qualche cosina, magari chiedi dove abbiamo fatto la lista di nozze.
Bene: io sono contrarissima alle partecipazioni, mi urtano terribilmente. Non è per tirchieria, è il principio che mi dà fastidio. O m'inviti (e spero di no), o mi dai la notizia in modo meno impegnativo, e non è solo per i quaranta euro che piuttosto li butto per una buona bottiglia di vino, o per il fatto che devo spaccarmi ad andare a prendere un regalo anche fosse solo un mazzo di fiori.
Molto probabilmente qualcuno mi dirà che parlo così per invidia, visto che dopo vent'anni di "fidanzamento" (credo che nel frattempo anche questa parola sia passata di moda) non mi sono mai sposata. E quindi mi sono fatta sempre i matrimoni e le partecipazioni degli altri. Matrimoni spesso graditi, partecipazioni mai.

(Previsione del finale: mia madre si vergognerà di me, e farà recapitare agli sposi dei fiori da parte mia)

venerdì, giugno 20, 2008

Noi e loro


Ogni volta che lo rivedo, è con occhi diversi, e scopro sempre altre sfumature, dettagli che avevo trascurato. L'hanno dato ieri sera tardi, come tutti i bei film, e casualmente ero sola, così come devi essere in questi momenti. Anzi, non ero sola, non ero sola affatto: c'era Antonio di là che dormiva. Così è stata la prima volta che l'ho visto insieme a lui, la prima volta che l'ho visto da madre. Non avevo mai fatto caso alla dedica finale "A todas las mujeres que quieren ser madres", non l'avevo mai vissuto in maniera così straziante, commovente, autentica. E per la prima volta ho pensato con convinzione che un uomo non possa mai capire certe cose. La donna ha una vita più complessa e spesso difficile di quella dell'uomo, ma possiede questo grande privilegio, il fatto di essere madre. Che non è come essere padre: è un legame più intenso, consapevole, completo. Mi sono scoperta in questa mia invulnerabile potenza. E non significa avere un figlio: è madre anche solo chi un figlio lo desidera intensamente, perché è comunque un sentimento più profondo di quello che può concepire un uomo. Chi un bambino non l'ha nemmeno mai desiderato, è una donna a metà.

Tutto su mia madre - parte II
Sono le tre di notte e improvvisamente, senza distinguere fra sogno e realtà, sento bussare prepotentemente alla porta. Penso che probabilmente il padre è di rientro dalla riunione per il torneo di calcetto e si è dimenticato le chiavi. Quando realizzo che è sicuramente così, esito un attimo accarezzando l'idea di lasciarlo fuori casa tutta la notte, ma poi scendo e gli apro. Stupida.
"Fino a quest'ora?"
"Ci siamo persi in un discorso e sai com'è". Sì, immagino. "Eh ma che storie, non torno mai alle tre di notte!"
"E io??? Io non torno nemmeno alle otto di sera da dieci mesi!"
The final cut: "Colpa mia se hai abbandonato le tue amicizie?"

Allora capisco. Capisco che non ha capito proprio una fava. E mi rassegno per lui, per i suoi simili, creati con la materia grigia leggermente difettata. E, certa che ad Adamo non è stata tolta soltanto una costola ma sicuramente anche qualche neurone, penso a questo splendido capolavoro di Almodovar maturando l'idea che per una vita perfetta dovresti frequentare un uomo, ma che per vivere e allevare i tuoi figli dovresti sceglierlo gay.


(vivamente consigliato)

lunedì, giugno 16, 2008

"Mi piacerebbe diventare zio!" (le ultime parole famose)

Da: me
Inviato: lunedì 16 giugno 2008 14.35
A: zio Paolo
Oggetto: RE: R:
Ma noi stiamo benissimo (a parte il mio mal di testa), il problema è il lunedì... ma stasera pizza&divano. Toni permettendo. A proposito.... volete un tenerissimo nipotino a cena?


Da: zio Paolo
Inviato: lunedì 16 giugno 2008 14.49.10
A: me
Per quanto riguarda il tenerissimo nipotino, non avendo ancora a disposizione il forno, per quanto sia tenero comunque avremmo dei problemi nella cottura, grazie comunque.

lunedì, giugno 09, 2008

E' finita

Sono di nuovo fra voi, le mie interminabili settimane di merda sono finite ieri. Non parlatemi di Stratocaster, slide, riff, claw-hammer e frailing, hammer-ons e pull-offs per almeno tre mesi. Grazie.






Free Hit Counter