Chiudo per ferie

Finalmente, e lo dico a pieni polmoni. In vent'anni è la prima volta che faccio una vacanza al mare, di quelle che sanno di conchiglie sotto i piedi e abbronzante al cocco. Per vent'anni, con il fatto che finché si può viaggiare, bisogna approfittare, la vacanza era inevitabilmente un viaggio. Magari più massacrante che andare al lavoro, e talvolta quasi un dovere da assolvere prima di avere dei bambini, come se questo precludesse la possibilità di muoversi oltre un raggio di cinquanta chilometri. In realtà c'è gente che va in Nepal con marsupio in spalla e bambino dentro, ma io non sono così sveglia (o così incosciente, come vogliamo metterla), pertanto - limitatamente alle mie possibilità economiche - ho girato qualsiasi posto mi stesse più a cuore prima, rimandando al dopo ogni forma di relax. E non nascondo che talvolta è stata quasi una frustrazione, ma questa è una manifestazione di deficienza tutta personale su cui preferirei non aprire capitolo. Detto ciò, e presentandosi la condicio sine qua non per sentirmi autorizzata a una vera vacanza, ho deciso di prenotare una settimana nell' isola di Grado, amena località della riviera adriatica nota per le sabbiature e per essere tra le più aborrite dal Popolo del Divertimento, tanto che non vedi un cranio tra i 15 e i 30 anni nel giro di chilometri. Non ci sono discoteche né sale giochi, e prima di mezzanotte le strade sono già deserte, perchè fondamentalmente è un posto di villeggiatura colonizzato da tranquille famiglie austriache, nonni e nipotini. Ecco, io vado lì. E se fino a qualche anno fa avrei detto di me stessa che mi sono folgorata sulla via di Damasco, adesso sono anche entusiasta di andarci, tanto che se mi offrissero un soggiorno a Marbella, direi no grazie. La mattina partirò in spiaggia con un carico di secchielli e palette per Antonio, appena arrivata gonfierò il suo canotto e anche se normalmente non metto creme solari, mi porterò la mitica "Coppertone" per ricreare l'atmosfera. La sera, dopo essere rimasta in spiaggia fino a tardi, uscirò con il profumo del doposole come le crucche e andrò a prendere il vecchio Campari shakerato che i locali trendy della riviera romagnola si vergognano anche di mettere in lista.
Quindi vi saluto già, perchè entro domani dovrei saldare i miei debiti con il lavoro, che per la prima volta nella mia vita mi sento pienamente autorizzata a mandare in casino.