Je ne l'apprezz pas

Ma vorrei cercare di dimenticare quelle cose repellenti che per quattro giorni hanno sbattuto nei nostri piatti. E il prossimo che mi verrà a parlare di “rinomata” cousine française, avrà quel che si merita e non si lamenti se la risposta è indelicata.
Ho ancora davanti agli occhi la faccia di mio fratello mentre guarda quell’insaccato di cacca servito su un letto di pommes frites. La cameriera che lo guarda stupita mentre riporta in cucina il piatto nemmeno sfiorato, e lui desolato che accenna un timido “Je ne l’APPREZZ pas”. Ma come, “je ne l’apprezz”?! Ma sii violento, dille che fa schifo, che è un invito al vomito, che quella merda puzzolente noi italiani non la diamo nemmeno al cane randagio!
Dicesi “andouille” una salsiccia di frattaglie e quant’altro. Un insaccato di tutti i resti del maiale, perché, a buon ragione, del maiale non si butta via niente. I francesi l’anno presa alla lettera e non buttano nemmeno le unghie, gli occhi e, a quanto pare, l’intestino retto. Tutto serve per la deliziosa andouille, specialità sopraffina di cui les enfants de la patrie vanno orgogliosi.
Vada per la baguette ficcata sotto l’ascella. Vada per il prosciutto venduto a fette da un etto. Ma quando è troppo è troppo. Ora mi chiedo: ma li trattiamo così, noi, i nostri turisti? Nossignore. Noi insegniamo loro a mangiare in tre portate separate, l’insalata come contorno e non come antipasto, il riso come primo e non come contorno, la bistecca al sangue, il cappuccino a colazione e non dopo la pizza, l’olio di oliva e il basilico, gli spaghetti al dente e il pomodoro fresco. Poi, se vogliono condire la pasta con il ketchup, quelli sono fatti loro.
Conclusione: se Le Cordon Bleu forgia fior fiore di cuochi provenienti da tutto il mondo per la modica cifra di diciottomila euro a corso, quanto potrebbe costare un semplice stage in un qualsiasi ristorante toscano?