Aiuto

Offro una lauta ricompensa a chi mi fornisse una soluzione contro la dipendenza da cioccolata. So per certo che non esistono rimedi omeopatici né medicinali inibitori, o per lo meno nulla in possesso delle farmacie italiane. Ma se qualche chimico impegnato in uno studio sulla materia dovesse leggere queste righe, sappia che sarei disposta anche a fare da cavia pur di sopravvivere all'inverno senza rivestire di dolce petume le pareti del mio stomaco. E dire che siamo solo al primo vero giorno d'autunno, quell'autunno uggioso con la pioggia incessante e sottile e una melma di foglie secche sul viale che si appiccicano alla suola delle scarpe e te le ritrovi in macchina.
Oggi ho scoperto la Milka Con tenero cuore al cacao, e chi mi dice che la Milka fa schifo sbaglia di grosso. L'avevo sempre sottovalutata, la trovavo troppo dolce e poco soddisfacente. Ho dovuto ricredermi: benchè già in passato avessi apprezzato la Luflée, non era mai riuscita a superare il confine tra le cioccolate di merda e la top ten delle divine: Venchi, Domori, Peyrano, Mayani, Caffarel, Cote d'Or, Frey, svizzere e belghe. Eppure la vecchia mucca viola era sempre stata nel mio immaginario il simbolo della cioccolata, quella per cui sarebbe sempre valsa la pena di spendere gli ultimi scellini nell'autogrill di confine e rientrare in Italia con una bella tavolozza da quattrocento grammi e le nocciole intere (questi discorsi mi stimolano la vena poetica. Potrei approfittare per partorire uno dei miei celebri comunicati stampa abitualmente definiti da canna, considerato che oggi abortisco all'incipit).
Bene, prima che anche gli altri cinquanta grammi del sublime nettare dei depressi stagionali finisca nella mia pancia, qualcuno si faccia avanti ad aiutarmi in questo ineluttabile destino annuale.