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Odio le persone apatiche. Di conseguenza amo quelle passionali

lunedì, marzo 26, 2007

Lo ammetto

"Il conformismo è il carceriere della libertà e il nemico dello sviluppo".
(John Fitzgerald Kennedy)

Perdonami, John, per quanto sto per rivelare.
C’è un attimo di sgomento quando sabato sera durante una cena fra amici esco dal bagno chiedendo a mio fratello se fosse suo quello shampoo nero dimenticato vicino alla vasca. Chi sapeva delle mie abitudini si è messo a ridere. Chi non sapeva, è rimasto con la salsiccia in bocca. Il problema non era lo shampoo: il problema era che lo shampoo era NERO, e nel bagno non c’è niente che possa stonare con i colori delle piastrelle, per cui tutto deve essere sui toni del verde, bianco o al massimo celeste. Il tutto si è semplicemente risolto in una panoramica scherzosa sulle mie “rifiniture di stile”, che i più razionali chiamano ossessioni. Ma quando il giorno dopo mio padre mi ha chiesto se avessi già convertito il mio guardaroba da nero a bianco visto che era scattata l’ora legale, allora ci ho riflettuto un po’: se si è accorto lui, che non saprebbe ricordarsi il colore dei miei occhi, è preoccupante. E penso anche a quando il direttore della filiale di banca mi ha detto “Non ti avevo riconosciuta, così, vestita di nero. Sei sempre bianca...”, e io, abbagliata dalla tavolozza di colori mal assortiti della sua fantasiosa mise, gli ho risposto con molta nonchalance “Adesso è autunno”, riscontrando nel suo sguardo perplessità e divertimento.
Il problema - che per me non è affatto un problema ma un semplice spunto di riflessione - è che la mia esteriorità è irrimediabilmente prevedibile. Qualcuno direbbe vittima della mediocrità, io preferirei gregaria del monotono, che almeno concede il beneficio di una scelta consapevole. Amo il formale e lo standard, la semplicità, l’equilibrio: quello che ai sedicenti originali piace definire “conformista” e ai più maligni “insulso”.
Nell’arredamento ogni elemento non è mai casuale, e l’accostamento dei colori sempre studiato. Nel vestire c’è solo bianco e nero, bianco d'estate, nero d'inverno, tinte naturali o al massimo qualche colore tenue. Mai gamme di verde chiaro, arancio, azzurri, rossi, fucsia o altri colori intensi che non siano giustificati da una forte presenza di bianco. Mai scritte, pois, quadretti, righe verticali, fantasie folk o floreali, maculati, zebrati, pitonati e tigrati. Concesso l’optical rivisitato da Pollini e Gucci. Banditi gli inserti di ogni genere, ricami, pailettes, lustrini e borchiette, taschine inutili, cerniere e bottoni fuori posto. Mai a una gonna corta che non sia un tubino o un tailleur, mai ai tacchi alti se non d’inverno con i jeans rasoterra e il cappotto nero. Mai a un giacchino che non abbia un collo di pelliccia, o altri simili “must have” che qualcuno definirebbe degni di una mente bacata. Niente scarpe stravaganti. Borse - per le quali per altro ho una vera passione - non ne parliamo: non c’è un modello originale che mi attragga particolarmente, ma ogni futuro acquisto esiste preventivamente nella mia testa e può trovare o meno riscontro nella realtà. Non mi piacciono i gioielli insoliti, odio l’etnico e tutto quello che non è oro, argento, perla o trasparente. Per qualcuno è deprimente sapere che le mie spese esagerate sono giustificate dal fatto che un oggetto mi piaceva dieci anni fa così come potrebbe piacermi per altri vent’anni e che una volta consunto, sarei capace di ricomprarne un modello esattamente identico.
E tutto questo è quanto più comunemente viene definito “la fiera del banale”.
Fare shopping insieme alle mie amiche (tranne quelle più perspicaci) è diventato per loro noioso e per me frustrante nel dover rispondere ad ogni “Ohh, guarda questo...” un “Sì che bello” per non stroncarle continuamente con un laconico “Che schifo non lo metterei mai”. E se anche mia madre evita di farmi regali perché sostiene che i suoi gusti sono più moderni dei miei, qualcuno al mio posto potrebbe anche spaventarsi.
Ma non tento nemmeno di perorare la mia causa: sono io la convenzionale, l’abitudinaria, la bacchettona, la “normale”. Il peggio è che non me ne vergogno affatto. Anzi, mi diverto nel dare soddisfazione a chi si fregia di essere originale o addirittura avanguardista e sorride compassionevole se gli rivelo che la mia icona di stile è Jackie Kennedy, non Paris Hilton, che è meglio un Givenchy ieri che due Dolce&Gabbana oggi.
Aspetterò il mio momento di gloria, quando la fantasia sarà passata di moda e gli alternativi saranno in troppi per sentirsi unici...

7 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Voglio dire, no, non per farmi i fatti tuoi, giusto due cosette:

1) magari tuo fratello ha un fastidiosissimo problema di forfora e sperava di risolverlo senza dare troppo nell'occhio e tu, francamente gli hai rovinato la piazza.

2) come farai col pupo/pupa che porti in panza? nero d'inverno e bianco d'estate?

Sempre simpaticamente eh!

2:54 PM  
Blogger ruben said...

Mio fratello è quello che ha dichiarato pubblicamente la mia "tara" e se ha la forfora ben gli sta.

"Lui" vestirà nello stile John Kennedy junior. Che naturalmente curava Jackie.

E adesso mi sono sputtanata anche con te.
(ma sai che che il tutto scorre su un filo di auto-ironia...)

3:13 PM  
Anonymous Anonimo said...

Finche 'sto filo non si spezza....

12:19 PM  
Blogger ruben said...

Mai! L'autoironia è il sale della vita (detto alla Tonino Guerra...)

12:36 PM  
Blogger Giuliana said...

ruben, parliamone. a te bree van de kamp ti fa un... baffo, no?

sai cos'è curioso? che la tua rigida presa di posizione rispetto alla moda e allo stile, ma vorrei dire rispetto al mondo, tu la etichetti come monotonia, banalità, ecc ecc, e invece sai perfettamente (perchè lo sai e ne vai fiera) che di sopraffino snobismo si tratta. banale è chi si ispiri a una simona ventura qualsiasi; ma se la tua icona di stile è jackie, allora il tutto cambia segno.

quanto allo shampo nero, capisco la tua posizione ma sono solidale con tuo fratello :)

1:00 PM  
Blogger ruben said...

Cara Giuliana, sentire questo è un gran sollievo! Certo una teen ager non saprebbe neanche chi era Jackie, ma... chissenefrega delle ventenni? Io non amo gli adolescenti e tanto meno i loro ridicoli idoli tipo Paris Hilton!
...Bree van de kamp che abbandona il figlio degenere in autostrada? Un mito! ;-)

1:16 PM  
Blogger MissPurple said...

La penso ESATTAMENTE come te su colori e stile, con qualche micro eccezione che ti vado ad illustrare: alle pietre dei gioielli aggiungerei l'onice o il jet, nero, da abbinare all'oro giallo o ai diamanti. Il verde è l'unico colore di cui si possono mischiare le varie tonalità con discreto successo. Le scarpe possono essere particolari e molto luccicose proprio per bilanciare l'austerity del look corpo. Le borse devono essere assolutamente preziose, firmate e costose. Piuttosto non compro altro, non bevo vino rosso, rinuncio ad un paio di scarpe, metto il cappotto di tre anni fa ma la borsa deve essere 'lussuosa'. Il mio sogno? Una Birkin di Hermes preferibilmente testa di moro. Sei simpatica, mi piace il tuo blog. Vienimi a trovare su Sesto Potere o su Qualcosa di viola. Ciao

10:38 PM  

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