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Odio le persone apatiche. Di conseguenza amo quelle passionali

martedì, gennaio 23, 2007

La Regina delle Gaffes

Che io abbia una certa predisposizione alle gaffes, quello è noto alle folle. Ma una gaffe, si sa, spesso è facilmente accomodabile. Quando invece non lo è affatto, viene propriamente definita figura di merda. Infine, se una vampata di calore salirà fino alla radice dei capelli verniciandoti il viso di porpora e otturandoti le orecchie fino allo stordimento, e un alone di sudore cambierà l’aspetto della tua camicia, quella volta avrai la certezza di aver fatto la madre delle figure di merda.
Un cena fra amici dove tutti si conoscono potrebbe sembrare un ambiente immune a queste situazioni. Ma quando qualcuno porta una persona nuova, specie se questa persona è inglese e tutti gli altri decidono all’unanimità che “tu stai vicino a Charles, così fai pratica”, allora le cose potrebbero complicarsi. Tipo se durante l’aperitivo racconti dei tuoi vari insegnanti madrelingua e di quando te ne è capitato uno americano e tu di punto in bianco non hai più capito una fava (“come se quello fosse inglese” erano state le parole esatte), e poi vi siete seduti a tavola e hai chiesto a Charles da quale parte dell’Inghilterra provenisse e lui ti ha risposto “Oh no, io non sono inglese. Io sono nato a New York!”. Ecco, quella è una gaffe.
Una figura di merda invece è quando l’amico americano parte in quinta con un discorso interminabile e siccome ti pare che tutti stiano attenti, tu pensi che potresti anche evitare di seguire magari approfittando per mangiare quello che c’è nel piatto, ma - colpo di scena - alla fine del discorso tutti gli altri si alzano per andare a fumare una sigaretta, e tu rimani lì con lui, che aspetta una risposta da te con sorriso impaziente, e allora tu che non hai seguito una sola frase dici “certamente”, ma lui aspetta ancora, perché non te ne sei accorta ma quella era una domanda.
Ma la madre delle figure di merda è quando dopo qualche giorno senti al telefono l’amico che ha invitato l’americano e gli dici che "Sì, sono state quattro ore di full immersion, ma che Charles è veramente molto simpatico", e lui ti risponde che "E' vero, è una persona molto semplice e dire che..." E prima che possa arrivare all'ultima parola, in un nano-secondo fai mente locale e pensi che in quattro ore di conversation in cui nessuno della tavolata si è spaccato a darti il cambio, avete perlustrato ogni angolo di argomentazione possibile e impossibile, dall’indifferenza degli americani verso la politica di Bush alla cucina libanese. E avete parlato anche di Israele, perché ad un certo punto qualcuno ha detto che il suo sogno sarebbe farci un viaggio. E tu avresti anche potuto dire semplicemente che sì, è senz’altro una bella esperienza, punto e basta. E invece no. Hai raccontato subito di quanto sia affascinante quella terra di contrasti ma che, cavolo, quegli ebrei si capisce anche perché nessuno li sopporta! E di quando sei entrata in quell’albergo invaso da una tribù yiddish che festeggiava lo sabbath e le luci si spegnevano da sole e il cibo era freddo perché nessuno lo poteva scaldare, e questa miriade di bambini orrendi con quelle treccine assurde vestiti come trogloditi che saltavano dappertutto. Non risparmiandoti nemmeno che questi integralisti non fanno altro che sfornare figli dalla mattina alla sera e pregare per tutti gli ebrei miliardari del mondo che li mantengono perché preghino per loro. E che pur essendo una percentuale minima in tutto lo Stato d’Israele sanno di rompere le balle, eccome! E infine completando il tutto con un'aneddotica degna di Paolo Limiti.
E al telefono, dopo quella frase agghiacciante, in un nano-secondo ripercorri mentalmente ogni passo della vostra conversazione, cercando di ricordarti l’espressione di Charles, sperando che magari non abbia capito un tubo del tuo personale slang e odiandoti per questo tuo non saper tener chiusa la bocca. Porca puttana.
Perché la fine della frase, dopo "è una persona molto semplice", era: “... e dire che è miliardario, e per di più un miliardario EBREO.

“Ora per fortuna non lo rivedrò mai più, vero?”. “Oh no! Lo rivedrai eccome, perché si ferma qua sei mesi!”. Perfetto. E adesso andrò a comprarmi il Manuale di bon-ton della contessa Teresina Bacci di Valmontone, così imparerò finalmente a capire quando è meglio contare fino a dieci, e all’occorrenza fino a cento, prima di sparare qualsiasi cosa transiti per il cranio.

3 Comments:

Blogger Erik, il Vikingo said...

Stasera che ho tempo, voglio leggerti tutta, o quasi. Rinnovo i miei complimenti, e sono contento di averti messo fra i miei link consigliati.

Su questo post, in particolare, ricorda che figure di merda le abbiamo fatte tutti (v. la recentissima visita alla moschea del boss della Banca Mondiale, ah, ah), come quando chiedi ad un amico che non vedi da tempo: come sta tua moglie? E lui che ti risponde: ci siamo separati. E sapere, poi, da amici comuni che si è separato perchè l'ha scoperta a letto con il fratello (di lui).
In casi del genere, se ti ricapiterà di incontrare l'americano a Prato della Valle, ma anche al Pedrocchi, puoi sempre fare come un noto politico nostrano e dire: scherzavo!

10:27 PM  
Blogger Erik, il Vikingo said...

Allora, ho letto molti tuoi post, non tutti, scusa. Sarebbero tutti da commentare, ma la logorrea alla fine rompe.
Ti annuncio ufficialmente che sarai fra le mie letture serali costanti.

11:14 PM  
Blogger ruben said...

Devo dire che mi lusinga veramente leggere quello che mi hai scritto. Sai, io sono un'addetta stampa, "sforno" giornalmente comunicati che i giornalisti piazzano senza nemmeno leggere (e dire che sarebbe già un traguardo!!!). Sarebbe come cucinare per una paninoteca: puoi fare panini ad opera d'arte, ma nessuno ti segnalerà mai in una guida Michelin! E quindi mi sono inventata il blog per dare uno sfogo al piacere di scrivere...

Ho letto ieri il post in cui il tuo amico entra all'ultimo minuto al ristorante e ti racconta... E dire che non pensava nemmeno ci fosse un altro! l'ingenuità... quando non ti salva, ti distrugge!

Per l'americano non c'è problema. Rispetto al "nostro" politico sarò in grado di salvare la faccia e aspetterò sei mesi finché non se ne tornerà in patria!

10:19 AM  

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