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Odio le persone apatiche. Di conseguenza amo quelle passionali

lunedì, ottobre 29, 2007

Il mattino del giovin signore

C’è qualcuno che ritiene che il merito di allevamento, gestione e crescita del bambino sia equamente distribuibile fra madre e padre? C’è chi pensa questo? Perché se c’è qualcuno che per caso la pensa così, allora si faccia avanti. Che gli do un pugno.

La mamma diventa genitore nove mesi prima che il bambino nasca. Il papà comincia a prendere coscienza di esserlo non prima che il figlio abbia qualche mese. Almeno per quello che mi riguarda, perché fin’ora, dopo due mesi, io non ho ancora percepito l’attesa trasformazione del genitore-numero-due. E dico due mesi, ma potrebbero essere di più...

Prima di rendersi conto che un papà può fare anche questo, il papà-crisalide, prima della metamorfosi, non dà il biberon al bambino. Però si sobbarca l’onere di prepararglielo, anche se sono le tre di notte. Vuoi mettere? Esci dal letto, scendi in cucina... Comoda, invece, quella che rimane con il bambino in braccio a cercare di disattivare il pianto a sirena! E infatti è per questo che poi, mentre il papà si sente autorizzato a ricadere nelle braccia di Morfeo, è la sfigata che va “oltre” il biberon, aspettando di potergli cambiare il pannolino non prima di un rutto fantozziano del bambino particolarmente predisposto. Rito che in totale si svolge in non meno di un’ora.
Più tardi, quando il sole del mattino ti sveglia, la mamma è già sveglia grazie a un anticipo di pianto che vuol dire “se non ti spicci a prepararmi il biberon attivo l’allarme”. E io, nella fattispecie il genitore-numero-uno ovvero la mamma, cerco di scattare giù dal letto e procedere al più presto per l’operazione-biberon, anche se la compio quasi sempre a tempo scaduto.
Infatti prima che parta l’urlo negro devo cercare di procedere ai riti quotidiani: accendi il ferro - non si sa mai una stiratina dell’ultimo minuto - , rapido reset in bagno - trucco & parrucco sono stati soppressi - , prepara il latte e butta un occhio su cosa potrai mangiare per la colazione che invece non farai, infine risali ai piani superiori per prelevare “l’allarme” dalla culla. Purtroppo a sirena già avviata.
Secondo round: il bambino ha mangiato e sistematicamente - sempre e solo se sono in ritardo - fa un quintale di cacca, ma bisogna aspettare il mega-rutto prima di poterlo cambiare, così nel frattempo preparo i suoi vestiti e la borsa “da viaggio” con il necessaire per la giornata con la nonna. Infine, a cambio avvenuto con la rapidità di un pit-stop della Ferrari, prendo il bambino e lo porto sotto casa dalla nonna-dei-giorni-pari perché lo tenga mentre mi cambio prima di portarlo alla nonna-dei-giorni-dispari. In tutto questo c’è sempre un pensiero di fondo che mi frulla in testa ma che non ho il tempo di mettere a fuoco: cosa starà facendo nel frattempo il genitore-numero-due?!? Sganciato il piccolo, approfitto per passare in lavanderia e mettere a stendere la roba ferma in lavatrice da due giorni, così risalgo per il rush finale. Ma mentre salgo le scale, ecco che mi si palesa davanti agli occhi la scena delle scene...

IL MATTINO DEL GIOVIN SIGNORE.
Con una flemma tutta pariniana, il genitore-numero-due è comodamente adagiato sul divano davanti al telegiornale e sta pucciando i biscotti nel the, godendosi una mezz'ora di relax prima di andare al lavoro...
Per un attimo la furia omicida si impossessa di me, prima di realizzare che l’odore di bruciato non è quello del divano che s’incendia sotto il suo culo – immagine frutto solo della mia fantasia – bensì quella del ferro lasciato acceso...

Scatto a stirarmi una camicia buttando l’occhio in camera dove il letto lasciato ancora caldo dal giovin signore è ancora disfatto e so per certo che rimarrà tale perché ritiene che rifare il letto sia cosa inutile. Così mentre egli continua il suo rito d’informazione quotidiano davanti a una tazza di the fumante che poi rimarrà per tutto il giorno vicino al divano con un fondo incrostato di biscotti, io ri-scendo a caricare il passeggino in macchina, prelevare il bambino per portarlo alla nonna-dei-giorni-dispari e andare in ufficio.

E mentre sto guidando con una mano dietro al sedile sempre pronta a tirare la corda del carillon, ricevo una telefonata dal genitore-numero-due che mi chiama per informarmi che stasera non andrà agli allenamenti della squadra non già per rimanere a casa a fare il papà, ma perché - udite udite - gli fa male una spalla “per aver tenuto il bambino in braccio”. Touché.

11 Comments:

Blogger Giuliana said...

ruben, non commenterò oltre perchè hai già detto tutto. sappi solo che ti sono vicina. la solidarietà delle blogger è un prezioso antidoto agli attacchi di cieca furia che si impossessano delle neo (e non neo) mamme. del resto, sai bene come la penso al proposito :)

3:10 PM  
Anonymous Anonimo said...

mia cara.
Lo sai, nevvero, che a due mesi dico due dell'Infanta il padre se ne uscì con la celebre frase: "ma stasera non ho neanche potuto leggere il giornale o guardare internet!!!!"
Per non parlare dell'ormai celebre commento "sei stata dal parrucchiere???" dopo il pomeriggio trascorso a sedarla postvaccino.
La mia amica commentò: la battuta del secolo. Il fatto è che NON era una battuta.
Baci, Silvia

5:35 PM  
Blogger Labelladdormentata said...

Possibilità numero 1: l'omicidio seduta stante.
Possibilità numero 2: un urlo belluino nelle orecchie paterne. Abbastanza improduttivo, ma scarica assai.
Possibilità numero 3: abbandonare ogni volta che si può l'infante con il giovin signore per almeno mezza giornata, spegnendo il cellulare e rendendosi di nebbia.
Io optai per la terza possibilità, e funzionò...così così!
Però anche questo accettare un lavoro a 60 Km. di distanza è stato un modo per prendersi le sue responsabilità di padre.
Ma ci vuole pazienza: sono esseri molto fragili...i mariti, intendo!;-)

10:13 PM  
Blogger Labelladdormentata said...

Errata Corrige: quella che ha accettato il avoro lontano sono io, perchè lui si prendesse le sue responsabilità! Ultimamente mi sono un po' involuta!

10:14 PM  
Blogger ruben said...

Giuliana: lo so, lo so... Mi ricordo il tuo "rientro". Che tu sappia, noi abbiamo un sindacato?

Silvia: la celebre frase è passata agli annali e anche quella della parrucchiera me la ricordo... Quella volta ridevo, adesso invece capisco il livello di rabbia che possono causare certe uscite...
Aspetto la foto con "mise", sai tu. Bacio

Belladdormentata: stanotte ho sperimentato un barbatrucco. Ho detto che mi veniva da vomitare per la stanchezza (cosa comunque assolutamente vera). Ho dato il biberon e mi sono addormentata mentre e lui si dovuto occupare del megarutto e del cambio pannolino. Stamattina non mi ha rivolto la parola. Forse era stanco?!

9:53 AM  
Blogger A-lbumina said...

Hemmm.... so che è tutto "nell'orrida natura del maschio testa di legno" ma... ho paura... :-) :-)

2:00 PM  
Blogger Gallinavecchia said...

Mi riservo dal fare altri commenti perché avrei solo potuto fare un copia-incolla di quanto hai detto tu. Sappi solo che, gli anni passano ma, ahimè, genitori-numero-due si nasce, non si diventa ;-)
Ciò non toglie che poi una i "trucchi del mestiere" poi li impara, hai voglia se li impara!!
Un bacio :-)

1:40 PM  
Blogger Annachiara said...

Cioè, ma una cosa non ho ben capito: tu porti il bambino fuori casa due volte nell'arco della stessa mattina??
A parte gli scherzi su certe cose bisogna imporsi. Mia figlia la porta mio marito all'asilo....

3:01 PM  
Blogger ruben said...

No, no... Le cose stanno così: lunedì, mercoledì e venerdì lo porto da mia mamma che abita in un altro paese. Martedì e giovedì sta con la nonna paterna che abita sotto casa mia. Però anche nei giorni in cui lo porto a mia mamma, mentre mi preparo e lui è già sveglio, mangiato, cambiato e con tanta voglia di giocare (e non certo di stare fermo nella culla) lo porto una mezz'oretta alla nonna paterna. E tu dirai: perché mentre ti prepari non lo tiene il papà? Mistero italiano...

11:44 AM  
Anonymous Anonimo said...

niente, bella ruben, secondo me ti devi imporre. Non esiste che tu lo porti dalla nonna materna mentre il padre è in casa. Magari una volta, va bene...ma non sistematicamente!

5:57 PM  
Blogger Giulianadicuore said...

Non è un caso che molti matrimoni, anche collaudati, scrivano la parola fine il giorno in cui i pargoli piangono, la mamma urla esaurita con i bigodini in testa.. Grande periodo di crisi anche per me, lui non era proprio capace, non ci voleva stare con la testa, io grande solitudine... Poi crescono i figli e anche i padri e finalmente interagiscono, ci scappa anche il parrucchiere!! Giuliana di Roma

8:34 PM  

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