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Odio le persone apatiche. Di conseguenza amo quelle passionali

venerdì, novembre 10, 2006

Homo convivens

E’ incredibilmente straordinaria l’autenticità del detto “curiosità è donna”!
L’uomo ha intuito che per coltivare amorevolmente il fanciullino che c’è in lui e non concedergli di crescere oltre il dovuto, è necessario sviluppare e rinfrancare la dote innata che lo contraddistingue dalla donna: la capacità cioè di lasciare al caso i dettagli che non interessano e permettere così che il suo habitat gli riservi sempre lati nascosti da esplorare. L’homo convivens, che - se non proprio sapiens - è certamente più astutus della donna, ha capito che per non stancarsi mai di un luogo, è fondamentale ignorarlo. Spesso si attribuisce un senso di insoddisfazione alla donna che cambia la dislocazione dei mobili, compera piante nuove, rinnova i tessuti degli arredi. Niente di più sbagliato: la donna non è “insoddisfatta”, ma semplicemente assuefatta all’obsoleto. L’uomo non lo sarà mai, perché dopo due anni che ci passa davanti, non saprà ancora ricordarsi il colore esatto dei cuscini sul divano.
La donna che si appresta a intraprendere una vita in comune, è naturalmente inconsapevole di questa caratteristica tipica dell’homo convivens: ai suoi occhi ingenui il suo futuro marito sarà una persona coscienziosa, un uomo moderno che ha rispetto della sua compagna e la aiuta nelle faccende domestiche perché è consapevole che il mestiere di casalinga è come un doppio lavoro. La donna che già conosce un esemplare di homo convivens sorride sorniona, si siede sulla sponda del fiume e aspetta i cadaveri passare. Perché è sempre brutto quando ti fanno sentire l’incapace che non sa farsi rispettare o la sfigata a cui è capitato l’uomo più irriverente della terra.
Dopo i primi mesi di vita coniugale la donna comincia a percepire qualche atteggiamento strano da parte dell’homo convivens, quasi una deficienza. Si interroga sul perché non abbia memorizzato ancora che il sale si trova generalmente vicino al pepe e alle spezie, ma debba di volta in volta chiederlo a lei. Pensa anche che sia un tantino interdetto, visto che apre il frigo un imprecisato numero di volte nella vana speranza che tra l’una e l’altra si sia materializzato quel qualcosa che cerca ma che probabilmente non c’è, tipo una birra fresca.
Inizialmente la donna attribuisce la causa di tutto ciò alla madre dell’homo convivens e commette un grave errore. Giunge ad accusare un retaggio di infanzia trascurata, quando vede che lui non riesce a collegare la mancanza di una determinata cosa al semplice fatto che questa cosa non è stata ricomperata.
In seguito la donna si renderà conto che una suocera troppo apprensiva può essere il movente di questo comportamento, ma certamente non un limite a che l’homo convivens impari a conoscere il proprio habitat.
Dopo alcuni anni di vita in comune un autentico esemplare di homo convivens è ancora in grado di meravigliarsi della propria casa, scoprire dettagli sconosciuti e angoli inesplorati. Questo lo preserverà dall’ineluttabile sopravvento della noia, facendogli percepire l’ambiente in cui vive come un sempiterno parco di divertimenti, dove trovare una pizza fumante nel forno è una sorpresa inaspettata e sicuramente opera di qualche fatina. Nonostante l’età matura, l’homo convivens può ancora stupirsi del fatto che dimenticando il sacchetto dei biscotti aperto, i biscotti si affloscino, o che la formula magica per non dover cestinare il sacchetto vuoto, è quella di lasciare sempre dentro almeno un biscotto. Egli, che generalmente è preposto allo sgombero della spazzatura, intuisce che è giunto il momento di farlo quando dissemina in ogni angolo sintomi di indubbia pigrizia: bottiglie di plastica contenenti poche gocce d’acqua, il vasetto con una oliva, la crosta del formaggio senza il formaggio. Ovviamente è consapevole che c’è sempre qualcuno che si sobbarcherà questo compito al posto suo.
Ma il Meraviglioso Mondo dell’homo convivens non si limita alla cucina, e spazia in tutta la casa. Egli, ad esempio, non sa che è possibile cambiare il rotolo della carta igienica quando è finito, o sostituire l’asciugamano quando è sporco. L’homo convivens ignora la provenienza di sapone, bagnoschiuma, deodorante, e immagina che tali prodotti si riproducano spontaneamente in loco: proprio per questo non avvita mai il tappo dello shampoo, cosicché le sue cellule possano nidificare per osmosi.
L’homo convivens crede che durante la notte un folletto coraggioso prenda i suoi calzini e li collochi nel cesto degli indumenti sporchi, e che una folletta idiota stiri le camice che lui ha arrotolato con l’abilità di cui è maestro. Giorno per giorno egli sperimenta il tentativo di lasciare che il letto si ricomponga automaticamente, e quando la sua donna rientra a casa prima di lui, sostiene che la magia si è verificata.
L’homo convivens non sa che portando una giacca in lavanderia, la giacca non ritorna a casa da sola: ragion per cui immagina che la giacca si sia persa in quel suo Meraviglioso Mondo sconosciuto.
Se l’esemplare è di pura razza, è all’oscuro dell’esistenza di alcuni oggetti adibiti alla pulitura, come la cera per i mobili, lo spray per i vetri, l’appretto, l’anticalcare o i sacchetti per profumare gli armadi. Probabilmente percepisce la loro presenza, ma non sa dove si possano nascondere.

Proprio per questo, quando la donna chiede collaborazione domestica, per lui si scatena l'ennesima caccia al tesoro.
Per l'homo convivens ogni occasione è buona per ritrovare una lato della propria infanzia, coltivarlo amorevolmente e non permettere mai a nessuno di sbloccarne il processo di crescita.

Altri esemplari interessanti:
homo impenitens
homo volubilis
homo superficialis

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

8 anni di matrimonio. MAI, ripeto
MAI, cambiato casa o allocazione degli utensili o corredo.

Sabato scorso: dove sono gli asciugamani puliti?

Gli ho risposto di pensarci su, se ci rifletteva ci sarebbe arrivato.

9:35 AM  
Blogger ruben said...

Scommetto che ha aspettato di asciugarsi "open air"...!!!

9:32 AM  

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