6 maggio 1976
Ne hanno parlato tutti, ma da domani il caso sarà già archiviato fino al prossimo anniversario. C’è chi dice che c’è poco da festeggiare, che forse è meglio dimenticare. In fondo sono già passati trent’anni. E chi invece, con una punta d’orgoglio, ama sottolineare il coraggio con il cui la gente ha reagito. Io non commento, ognuno pensi per sé e non decida anche per gli altri cosa è giusto o no. Almeno quando non a tutti è toccata la stessa sorte.
Quella sera di maggio – quando in maggio si sentiva già i grilli cantare – faceva molto caldo. La scossa non è stata nulla di traumatico, poiché non mi rendevo conto di cosa stesse succedendo. Nell’ingenuità dei miei quasi sei anni, ero convinta che le due donne grasse, che abitavano le case affiancate alla mia, stessero scendendo le scale in contemporanea.
Ci siamo ritrovati in cortile senza capire ancora l’entità del sisma, in fondo c’era solo qualche mattone a terra e con il buio non si vedeva nulla. Ma da lì a qualche ora, una scena allucinante e indimenticabile ha chiarito tutto: la strada statale era diventata una serpentina di luci blu e la sirena delle ambulanze suonava ininterrotta per tutta la notte. Non si è saputo niente, per molte ore. Non c’era corrente, i telefoni non funzionavano. Il giorno ha svelato l’orrore, e il resto è storia.
Dei mesi successivi non posso che avere ricordi di cui dovrei vergognarmi a parlare. Per molti è stata la fine, ma per me è cominciata l’era delle scoperte e uno periodi più belli della mia infanzia, già che non percepivo la gravità della disgrazia.Passavo tutto il giorno con gli altri bambini, anche quelli più grandi che prima non ti badavano. Ho scoperto le colazioni di gruppo con i miei cugini, il latte con Ergosprint al posto dell’Orzobimbo. La tavola allungata anche per cena, un inedito mangiare tutti insieme. Chiaramente agli adulti – specie alle nostre madri – questo non andava a genio, ma per noi bambini era un lusso. Nessuno poteva sgridarci, e poi c’era lo scambio dei cibi: il prosciutto cotto invece del crudo, la Nutella al posto della marmellata. L’acqua Panna che sostituiva la minerale fatta con le bustine perché l’acqua del rubinetto non era potabile, anzi era addirittura gialla. Odore di disinfettante ovunque. Si stava con i nonni e si andava a letto tardi la sera. Avrei voluto che quel periodo non finisse mai, e la promessa che saremmo ritornati al più presto a casa nostra – per altro nemmeno danneggiata – era quasi una minaccia incombente. Mi rassicurava solo una cosa: le pagine del giornale sempre bianche, e i commenti che lasciavano percepire ancora pericolo. Allora non sapevo che erano i grafici delle scosse registrate durante la giornata.
Quella sera di maggio – quando in maggio si sentiva già i grilli cantare – faceva molto caldo. La scossa non è stata nulla di traumatico, poiché non mi rendevo conto di cosa stesse succedendo. Nell’ingenuità dei miei quasi sei anni, ero convinta che le due donne grasse, che abitavano le case affiancate alla mia, stessero scendendo le scale in contemporanea.
Ci siamo ritrovati in cortile senza capire ancora l’entità del sisma, in fondo c’era solo qualche mattone a terra e con il buio non si vedeva nulla. Ma da lì a qualche ora, una scena allucinante e indimenticabile ha chiarito tutto: la strada statale era diventata una serpentina di luci blu e la sirena delle ambulanze suonava ininterrotta per tutta la notte. Non si è saputo niente, per molte ore. Non c’era corrente, i telefoni non funzionavano. Il giorno ha svelato l’orrore, e il resto è storia.
Dei mesi successivi non posso che avere ricordi di cui dovrei vergognarmi a parlare. Per molti è stata la fine, ma per me è cominciata l’era delle scoperte e uno periodi più belli della mia infanzia, già che non percepivo la gravità della disgrazia.Passavo tutto il giorno con gli altri bambini, anche quelli più grandi che prima non ti badavano. Ho scoperto le colazioni di gruppo con i miei cugini, il latte con Ergosprint al posto dell’Orzobimbo. La tavola allungata anche per cena, un inedito mangiare tutti insieme. Chiaramente agli adulti – specie alle nostre madri – questo non andava a genio, ma per noi bambini era un lusso. Nessuno poteva sgridarci, e poi c’era lo scambio dei cibi: il prosciutto cotto invece del crudo, la Nutella al posto della marmellata. L’acqua Panna che sostituiva la minerale fatta con le bustine perché l’acqua del rubinetto non era potabile, anzi era addirittura gialla. Odore di disinfettante ovunque. Si stava con i nonni e si andava a letto tardi la sera. Avrei voluto che quel periodo non finisse mai, e la promessa che saremmo ritornati al più presto a casa nostra – per altro nemmeno danneggiata – era quasi una minaccia incombente. Mi rassicurava solo una cosa: le pagine del giornale sempre bianche, e i commenti che lasciavano percepire ancora pericolo. Allora non sapevo che erano i grafici delle scosse registrate durante la giornata.
2 Comments:
allora non sono l'unica a ricordare come periodo super divertente quel disastro. L'unica spavento l'ho avuto alla prima scossa, avevo 3 anni e mezzo, ero in bagno con mia madre ed il sederino al vento. Ho visto il lampadario ondeggiare, e mia madre terrorizzata. Basta. Da quel momento, il divertimento: si dormiva in macchina, e stavamo tutti insieme (coi vicini) fino a sera tardi, in cortile. Nessuno ti diceva: e ora, vai a letto. Quando siamo tornati a dormire in casa, ho chiesto quando si potevo tornare a dormire in auto :).
S.
Penso che molti bambini avessero il sederino al vento in quel momento!!! Nessuno ti diceva "vai a letto"... giusto! perchè si dormiva ovunque, si mangiava ovunque e non c'erano orari. Un'anarchia inedita, per quei tempi in cui ancora si rispettava le regole!
M.
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