Dodici mesi
Chi l'avrebbe detto, piccolo omino buffo, che mi avresti cambiato così radicalmente l'esistenza? Un anno fa a quest'ora ancora non c'eri, e io, che pensavo soltanto a salvare la mia pellaccia, esausta e depressa dopo tanti giorni di attesa, avrei desiderato ben altro se solo avessi saputo che mi aspettava il giorno più bello della mia vita... Mi sarei goduta il piacere dell'aspettativa, la curiosità di sapere come saresti stato. E quando sei nato, ero così felice che tutto fosse andato bene e di non essere miracolosamente morta di dolore, da non rendermi conto che in qualche stanza più in là c'eri già tu, nel tuo pigiamino a righe bianche e verdi, un rebus da non sapere da che parte prenderti. Non mi sembravi granché bello, a dire la verità. Ma quale bambino nasce bello? L'ho sempre detto, e la regola vale per tutti. E adesso, che sono passati i mesi, non riesco più ad essere obiettiva e nemmeno così discreta da risparmiarmi certi sguardi che svelano quanto sia innamorata di te, mio piccolo grande ometto. Innamorata delle tue braccia a rotoli, delle gambe informi che cominciano a sostenere il peso dei tuoi 11 chili, del tuo sorriso a sette denti, dei tuoi capelli che non prendono mai il via, e di quegli occhi furbi che, so già, mi convinceranno a fare qualsiasi cosa. Lo so, cederò su tutto e non sarò la mamma che avevo previsto di essere, ma chi se ne frega! E non sono nemmeno una di quelle mamme che con falsa indifferenza e modestia evitano di dire quanto siano speciali i propri figli... Tu sei speciale, eccome! Sei il mio sole e la mia luna e mi riempi di una gioia immensa come il cielo, mio adorato, fiero e dolcissimo Antonio.