patio andaluz

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Odio le persone apatiche. Di conseguenza amo quelle passionali

mercoledì, ottobre 31, 2007

Un dolce eroe

Spiderman

Magari qualcuno si aspettava che con un bambino appena nato, dedicassi a lui almeno una pagina. Dico che per quello c’è tempo. Quando parlano del proprio figlio i neo-genitori diventano, senza per altro rendersene conto, noiosi e ripetitivi sciorinando un’aneddotica di cui alla maggior parte dei malcapitati non può fregare una fava. Invece questa pagina è dedicata a te, Amichevole Spiderman di Quartiere!
Non c’è niente di più eroico di un bambino che si vede capitare in casa un neonato, così, senza nemmeno essere interpellato a riguardo. Tu, per la verità, resti figlio unico, almeno per il momento. Ma questo cuginetto, arrivato quando ormai eri quasi sicuro di poterti portar fuori tutta l’infanzia senza nessun intruso con cui condividere l’affetto di nonni e zii, ti ha rotto le uova nel paniere. D'altra parte, eri il primo e unico nipote di una nonna e una bisnonna che ti aspettavano a braccia aperte, e di un gruppo di zii tutto sommato ancora abbastanza giovani per trattarti come l’ultimo giocattolo con cui divertirsi. Dopo nove anni di protagonismo assoluto, questo tiro mancino non ci voleva proprio. E a ragion del vero, l’avevi detto “neanche per sogno” quando ti chiesi se avessi gradito un cugino. Ma tuo malgrado il cugino c’era già, anche se non si vedeva ancora. Piccolo Spiderman riccioluto, sei stato colpito a tradimento... Nella tua beata ingenuità ti sei subito chiesto perché mai gli zii volessero fare un altro bambino. Logico, c’eri già tu e bastavi per tutti! Sembrava a questo punto che non l'avresti digerita facilmente. E invece, così come farebbe un primogenito di carattere, hai incassato il colpo e fatto buon viso a cattivo gioco. Ti sei presentato in ospedale con il più bel regalo che tuo cugino abbia ricevuto, lo hai fotografato, hai cercato di catturare la sua attenzione bussando insistentemente sulla vetrata del nido. Credo che tu sia stata la terza persona di cui abbia avuto percezione: se avesse capito le regole della priorità, probabilmente - potendo parlare - ti avrebbe detto “okay capo, ho inteso chi sei e mi metto al mio posto”. Ma dopo che il cuccioletto - come dici tu - o il moccioso (a seconda delle tue celebri lune) è arrivato a casa e si è rivelato del tutto innocuo, spero tu abbia capito che dal trono non ti sposta nessuno. E’ vero, a lui basta poco per avere tutti attorno a sé. Ma questo succede per tutti i neonati. Bisogna vedere poi se si è in grado di rimanere sempre all’altezza del proprio ruolo! E tu lo sei stato. Lo sei stato a tal punto che non ci si ricorda nemmeno il breve tempo dei semplici vocalizzi, visto che da quando hai iniziato a parlare sei praticamente una barzelletta continua: i tuoi "fofe" e i tuoi "pecché" con il ditino alzato ce li ricorderemo sempre. Impossibile dimenticare quel casco di ricci in perenne movimento, le tue risate a crepapelle mentre ti facevamo fare numeri da circo, e tutte le tue passioni... dai bidoni della spazzatura alle bottiglie, dai dinosauri al Lego. E poi, l'intramontabile Spiderman, eroe di sempre. Forse arriveranno altri bambini, ma per noi rimarrai sempre unico e irripetibile, per la tua poliedrica personalità e le tue enigmatiche stranezze, per l'allegria che ci hai portato e continui a portarci, per le congetture filosofiche che non smettono di meravigliarci, sconcertare e divertire. Come tutti i bambini che devono imparare a condividere il proprio spazio con qualcun'altro, e spesso sono così grandi da comprendere la situazione meglio degli adulti, il vero eroe sei tu, dolce Spiderman di Quartiere!


L'Amichevole Spiderman di Quartiere è presente anche qui:
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lunedì, ottobre 29, 2007

Il mattino del giovin signore

C’è qualcuno che ritiene che il merito di allevamento, gestione e crescita del bambino sia equamente distribuibile fra madre e padre? C’è chi pensa questo? Perché se c’è qualcuno che per caso la pensa così, allora si faccia avanti. Che gli do un pugno.

La mamma diventa genitore nove mesi prima che il bambino nasca. Il papà comincia a prendere coscienza di esserlo non prima che il figlio abbia qualche mese. Almeno per quello che mi riguarda, perché fin’ora, dopo due mesi, io non ho ancora percepito l’attesa trasformazione del genitore-numero-due. E dico due mesi, ma potrebbero essere di più...

Prima di rendersi conto che un papà può fare anche questo, il papà-crisalide, prima della metamorfosi, non dà il biberon al bambino. Però si sobbarca l’onere di prepararglielo, anche se sono le tre di notte. Vuoi mettere? Esci dal letto, scendi in cucina... Comoda, invece, quella che rimane con il bambino in braccio a cercare di disattivare il pianto a sirena! E infatti è per questo che poi, mentre il papà si sente autorizzato a ricadere nelle braccia di Morfeo, è la sfigata che va “oltre” il biberon, aspettando di potergli cambiare il pannolino non prima di un rutto fantozziano del bambino particolarmente predisposto. Rito che in totale si svolge in non meno di un’ora.
Più tardi, quando il sole del mattino ti sveglia, la mamma è già sveglia grazie a un anticipo di pianto che vuol dire “se non ti spicci a prepararmi il biberon attivo l’allarme”. E io, nella fattispecie il genitore-numero-uno ovvero la mamma, cerco di scattare giù dal letto e procedere al più presto per l’operazione-biberon, anche se la compio quasi sempre a tempo scaduto.
Infatti prima che parta l’urlo negro devo cercare di procedere ai riti quotidiani: accendi il ferro - non si sa mai una stiratina dell’ultimo minuto - , rapido reset in bagno - trucco & parrucco sono stati soppressi - , prepara il latte e butta un occhio su cosa potrai mangiare per la colazione che invece non farai, infine risali ai piani superiori per prelevare “l’allarme” dalla culla. Purtroppo a sirena già avviata.
Secondo round: il bambino ha mangiato e sistematicamente - sempre e solo se sono in ritardo - fa un quintale di cacca, ma bisogna aspettare il mega-rutto prima di poterlo cambiare, così nel frattempo preparo i suoi vestiti e la borsa “da viaggio” con il necessaire per la giornata con la nonna. Infine, a cambio avvenuto con la rapidità di un pit-stop della Ferrari, prendo il bambino e lo porto sotto casa dalla nonna-dei-giorni-pari perché lo tenga mentre mi cambio prima di portarlo alla nonna-dei-giorni-dispari. In tutto questo c’è sempre un pensiero di fondo che mi frulla in testa ma che non ho il tempo di mettere a fuoco: cosa starà facendo nel frattempo il genitore-numero-due?!? Sganciato il piccolo, approfitto per passare in lavanderia e mettere a stendere la roba ferma in lavatrice da due giorni, così risalgo per il rush finale. Ma mentre salgo le scale, ecco che mi si palesa davanti agli occhi la scena delle scene...

IL MATTINO DEL GIOVIN SIGNORE.
Con una flemma tutta pariniana, il genitore-numero-due è comodamente adagiato sul divano davanti al telegiornale e sta pucciando i biscotti nel the, godendosi una mezz'ora di relax prima di andare al lavoro...
Per un attimo la furia omicida si impossessa di me, prima di realizzare che l’odore di bruciato non è quello del divano che s’incendia sotto il suo culo – immagine frutto solo della mia fantasia – bensì quella del ferro lasciato acceso...

Scatto a stirarmi una camicia buttando l’occhio in camera dove il letto lasciato ancora caldo dal giovin signore è ancora disfatto e so per certo che rimarrà tale perché ritiene che rifare il letto sia cosa inutile. Così mentre egli continua il suo rito d’informazione quotidiano davanti a una tazza di the fumante che poi rimarrà per tutto il giorno vicino al divano con un fondo incrostato di biscotti, io ri-scendo a caricare il passeggino in macchina, prelevare il bambino per portarlo alla nonna-dei-giorni-dispari e andare in ufficio.

E mentre sto guidando con una mano dietro al sedile sempre pronta a tirare la corda del carillon, ricevo una telefonata dal genitore-numero-due che mi chiama per informarmi che stasera non andrà agli allenamenti della squadra non già per rimanere a casa a fare il papà, ma perché - udite udite - gli fa male una spalla “per aver tenuto il bambino in braccio”. Touché.

lunedì, ottobre 22, 2007

SON TORNATAAAA!!!!!


Ancora in festa per il doppio evento... Quello di aver fatto un bambino (chi l'avrebbe mai detto?) e quello di essermi salvata la pellaccia passando indenne dalla sala parto. A scanso di equivoci: si è svolto tutto nella più assoluta normalità, ma per la mia scarsa sopportabilità del dolore nonchè implacabile fifa, credevo di lasciarci le penne. Trentasette anni di terrore... e adesso, che tutto è passato (nel vero senso della parola), non finirò mai di festeggiare, anche se si dorme poco, anche se la vita sociale è ridotta a zero e il divertimento più grande è quello andare a fare la spesa, anche se il lavoro reclama, anche con mezza zavorra di pancia da sganciare, anche se sta arrivando l'inverno ma, con grande sorpresa, niente depressione stagionale per me quest'anno. E forse a Natale farò anche l'albero.
Ma al di là di tutto c'è una felicità di fondo di cui non riesco ancora a rendermi conto.
(Per inciso: un monumento agli anestesisti, angeli inviati dal cielo)


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