patio andaluz

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Località: Italy

Odio le persone apatiche. Di conseguenza amo quelle passionali

mercoledì, febbraio 28, 2007

Spezzo una lancia

"Incredibile episodio in una scuola di Milano: una maestra elementare taglia la lingua ad un alunno per farlo stare zitto" - www.lastampa.it

Signora Maestra, ci sono due dettagli che non giocano a tuo favore: che hai 22 anni e che sei un' insegnante di sostegno. Insomma, a 22 anni non ti sei nemmeno laureata, non hai fatto tutta la trafila nelle retrovie del precariato, e per di più hai accettato il tuo ruolo , sapendo benissimo che i tuoi allievi non sarebbero stati tipi facili. No no no, così non va. Alla tua età ci vuole un po' di pazienza, sei ancora agli inizi e l'hai già persa. Prima di arrivare alla pensione, quanti ne avrai ammazzati di scolari?

MA

SE invece di avere vent'anni ne hai quaranta, due decenni fa avresti potuto andare in pensione con la minima e adesso invece annaspi ancora nella folla dei precari, in attesa di un posto fisso per poter contrarre un mutuo e mettere su famiglia prima di entrare in menopausa. SE sccetti tutti i trasferimenti del caso pur di non lasciar svanire quel miraggio di cattedra, e magari salti da una scuola all'altra per coprire i buchi. SE, pur avendo studiato le cose che un giorno avresti voluto insegnare, ti ritrovi nella frustrante situazione di gestire programmi ministeriali che un tempo venivano applicati solo negli istituti di recupero. SE le materie che hai scelto di insegnare attualmente non esistono più, ma in compenso te n'è stata aggiunta una che non avevi richiesto e cioé Educazione Primordiale. E SE ogni mattina ti devi armare di pazienza e fiori di Bach per affrontare un branco di incivili, barbari, indisciplinati bambini messi al mondo per moda da genitori che ignorano il significato della parola educazione, o, pur sapendo di cosa si tratta, ritengono sia una mansione attribuibile totalmente alla scuola. E SE ogni pomeriggio torni a casa con la testa fumante e le palle piene, e i tuoi capelli necessitano la tinta ogni tre settimane...

ALLORA

Vai col taglio.

Paraculata nazionale

Ovviamente non ho visto il Festival di Sanremo in quanto ieri c'era il Doctor House. Astuta furbata della concorrenza, ma so che più di qualcuno ha apprezzato la mossa. Non l'avrei visto comunque, dal momento che odio la musica italiana contemporanea e in particolar modo quella forgiata da Sanremo. Ma devo ammettere che durante la pubblicità ho curiosato qualche minuto, il limite massimo di sopportazione della Hunziker. E sono capitata per puro caso durante l'entrata della famiglia Facchinetti, ovvero La Paraculata nazionale. Non ce l'ha fatta diggei-Francesco con le sue gambine: a nulla sono servite le isole di famosi e la magiche spintarelle cecchettiane. Qua ci voleva Papà-Pooh. E così, il saggio Roby prende per la manina il figlio incapace, e lo porta sul palco del Festival che ha lanciato tutti tranne lui. O la va o la spacca. E se non la va, il Figlio del Pooh dovrà tornare a girare dischi nelle balere di Treviso, a meno che papy non gli procuri un posticino a Radio Birikina.
Mi chiedo se mio padre si sarebbe prestato a fare una figura simile, e soprattutto se io stessa mi sarei abbassata a tanto. Piuttosto avrei pulito i cessi della stazione per l'eternità. E dire che non navigo nell'oro come il diggei-Francesco, il quale con i soldi di papà potrebbe campare lui e i suoi figli. Perchè non vivere semplicemente di rendita? In altri tempi era considerato nobile.

martedì, febbraio 27, 2007

I'm gonna live forever...

A volte ritornano. Specie la mattina quando sei in macchina, una Linda Wolf ultimamente sempre più accanita contro i Gemelli ti rovina l'incipit della giornata e tu decidi di sintonizzarti su radio Deejay: allora può essere che Platinette ti sorprenda con qualcosa di straordinariamente magico, un inaspettato flash-back che ti catapulta in un passato di più o meno vent'anni fa. Mi ricordo quei giorni d'estate, subito dopo pranzo e nell'aria ancora l'odore del caffé, quando arrivavano le mie amiche a prendermi per andare al Tagliamento. Parcheggiavano le biciclette e io le aspettavo con la tele già accesa e i bicchieri per l'aranciata: prima di andare a prendere il sole c'era un appuntamento imperdibile per tutte, per chi era innamorata di Leroy Johnson o a chi, come me, piaceva Jesse Velasquez, e anche per mio fratello, che ci dava delle cretine ma passando in salotto buttava spesso e volentieri l'occhio su Nicole e probabilmente era piuttosto geloso dei nostri commenti sul celebre fondoschiena di Leroy.
"Saranno famosi" era quello vero, non quella buffonata di Maria De Filippi. Se per "Dancing Days" ero ancora troppo piccola, la High School of Performing Art aveva segnato per me il definitivo abbandono dei cartoni animati. Quei pomeriggi d'estate iniziavano sempre così, e se per caso la signora Loretta aveva le scatole girate e quel giorno aveva deciso che le figlie non sarebbero andate al Tagliamento, sapeva benissimo che per niente al mondo avrebbe potuto negare loro quella mezz'oretta di visione collettiva davanti alle storie di Danny Amatullo, Chris, Bruno, Doris, Jesse e Leroy.
Voi fate sogni ambiziosi. Successo fama. Ma queste cose costano. Ed è esattamente qui che si comincia a pagare. Col sudore... I'm gonna live forever... I'm gonna learn how to fly...

lunedì, febbraio 26, 2007


giovedì, febbraio 22, 2007

The Montecitorio Muppet game

E non scherzavo quando ho scritto che ad ogni collegamento con il Parlamento mi sembra si alzi il sipario sul Muppet Show, specie in una bagarre come quella di ieri dopo la sconfitta della Maggioranza sulla politica estera. E che ci sia poco da ridere, quello è indiscutibile. Ma a volte, un momento di svago aiuta ad addolcire la pillola...

Il gioco è semplice e consiste nell'individuare le somiglianze:



1 - Piero On. Fassino
2 - Ignazio On. La Russa
3 - Daniela On. Santanché
4 - Oliviero On. Diliberto
5 - Rocco On. Buttiglione
6 - Pierferdinando On. Casini


(Soluzione: in senso orario da Gonzo in poi)

I Senatori a vita

Mi sono sempre chiesta quale fosse il ruolo specifico dei Senatori a vita. Insomma, viaggiano più o meno tutti sull'ottantina e oltre: qualche sintomo di sclerosi ce l'avranno pure anche loro. E se le convenzioni hanno stabilito che l'età pensionabile di un uomo comune è meno di settant'anni, un motivo ci sarà. Immagino che, con molto ottimismo, il Governo abbia istituito questa carica sperando in una sua durata più breve possibile, considerato anche che questi vecchietti pesano sul groppone del contribuente, e non poco. Ma a quanto pare in Senato sopravvivono gli ultimi esemplari di Highlander sulla terra. E se almeno si limitassero a dispensare consigli come fanno tutti i nonni, male non sarebbe. Invece si ritengono investiti di un ruolo ben preciso: quello di mettere zizzania nelle questioni della Repubblica. Repubblica che la maggior parte di essi ha contribuito a fondare, ma che non per questo ha il diritto di distruggere. Questa banda di rompiballe vagamente sospettati di seguire i suggerimenti di Sua Eminenza, il quale pare aver detto "Andate a mettere un po' di scompiglio così per un po' si dimenticano dei pacs", ha inflitto l'audace colpo dei soliti ignoti, e per la verità neanche tanto ignoti. Vorrei poter dire ancora che tutto questo è terribilmente ridicolo, ma in questa situazione c'è ben poco da ridere, anche se ad ogni collegamento giornalistico sulle sedute parlamentari pare che si apra il sipario sul Muppet Show.


mercoledì, febbraio 21, 2007

Condizionamenti subliminali di un blogster

Sapevo che oggi, 21 febbraio, c'era qualcosa. La mattina ho la mente annebbiata, ma appena arrivo in ufficio e avvio il computer, tutto mi ritorna alla memoria. Me ne sarei dovuta ricordare ben prima, vedendo la mia scrivania completamente invasa dal viola: fogli viola, brochures viola, anche un tratto pen viola. L'immagine coordinata di questa stagione, cartelline stampa comprese, è stata viola. Che nel mio ambiente viene letto come sfiga, ma pazienza. Evidentemente qualche flusso subliminale è arrivato via cavo, considerato che dall'altra parte del nord Italia c'è qualcuno che ha convertito la sua casa in viola, a cominciare dagli strofinacci per la cucina. Tutto questo semplicemente per dire che non c'è nulla di strano se vi svegliate pensando che oggi è una data da ricordare, pur sapendo che nessuno dei vostri amici compie gli anni. Un blogster ti può condizionare, eccome. Almeno se si chiama Diamanterosa e se in ogni sua telefonata c'è una novità, tipo il mascara Dior con la goccia di rugiada o il seminario di scrittura di Baricco. Questa era di una settimana fa: da oggi, e per la precisione alle ore sedici, la signora diventerà redattrice di un blog ufficiale, sì, uno di quelli famosi. Speriamo che sia l'inizio di un'altra delle sue carriere, essendo donna alquanto versatile. Manca un'ora e mezza e sono certa che avrà scritto almeno quindici pezzi diversi per la pagina d'apertura, che sarà presa dall'ansia e che domani si rilasserà cucinando una torta.

martedì, febbraio 20, 2007

Mercoledì delle ceneri

La mia famiglia non è mai stata particolarmente osservante. Tuttavia credo che mia madre rispettasse certe regole della liturgia cattolica quasi per scaramanzia, come se in qualche modo fosse più timorata che fedele. Io e mio fratello non avevamo mai capito perché dovevamo andare a messa, quando la domenica mattina si poteva tranquillamente rimanere a giocare. "Perché di sì", diceva. E quella era l'unica spiegazione. Così, con i soldi che ci dava per mettere nella borsa del sacrestano, per vendetta andavamo a comprarci le Big Babol.
Immancabilmente il mercoledì delle ceneri era proibito mangiare carne. Il perchè non lo si sapeva, forse perché anche lei come noi deve aver marinato dottrina quel tot di volte. L'unica cosa certa è che proprio quel mercoledì venivo colta da un'inspiegabile voglia di pane e salame, esattamente come oggi, soprattutto se penso che in frigorifero ho due bei salami intonsi. Allora dovevo sottostare alle regole, anche perché era la mamma a decidere cosa si mangiava, anche se sapevamo benissimo che il ragù della pasta di mio padre non era certo di solo pomodoro, mentre per noi c'era la minestra. Ma appena ho potuto decidere da sola, per spirito di contraddizione, non ho mai rinunciato a soddisfare quella strana voglia di carne che mi prendeva proprio in quei giorni "proibiti".

Devo ringraziare mia madre, i suoi piccoli divieti assurdi e tutte quelle regole provenienti dalla religione e applicati senza una particolare spiegazione: è grazie a lei se da trent'anni non vado a messa, se ho imparato a prendere la pillola, se ho votato a favore della procreazione assistita, se non mi sono mai sposata ed ora approvo a pieni voti Pacs, Dico e quant'altro, se non ho ancora una famiglia e una casa completamente arredata ma ho speso i miei stipendi in viaggi. E se domani sera non andrò a farmi ripulire le tasche pagando prezzi assurdi per l'aringa o il baccalà come faranno i miei genitori, ma ci sono buone probabilità che inauguri uno di quei due salami che aspettano in frigo.

Martedì grasso

Oggi sarebbe l'ultimo giorno di Carnevale, cioè martedì grasso. Se non fosse per la puzza di fritto che ti rimane nei capelli anche solo per essere entrata in una pasticceria a bere un caffé, non me ne sarei nemmeno accorta. In realtà non ho mai capito se questa festa mi sia piaciuta o no. Da bambina c'era un atteggiamento di amore-odio verso il Carnevale. Mi piaceva andare alla festa che facevano in teatro, la cosiddetta "Cavalchina dei piccoli", ma ogni anno mi ritrovavo con un vestito lungo e ingombrante, e con gravi difficoltà motorie. Il primo anno mi sono vestita da fata turchina e non potevo muovermi senza inciampare nell'orlo. Il secondo anno ero sempre la fata turchina ma le gambe si erano allungate e quindi andava un po' meglio. Il terzo anno non sopportavo più di essere la fata turchina, quando invece mio fratello aveva un bellissimo vestito di Zorro e soprattutto una spada al posto di quella stupidissima bacchetta con la punta a stella. E' stato il Carnevale più brutto della mia vita, perché si stava sviluppando in me una certa insofferenza, anche per la particolare inflazione di Zorri che saltavano da tutte le parti e mi facevano sentire un'impedita intrappolata in una meringa di velo azzurro. L'anno successivo per fortuna il vestito era diventato piccolo, ma c'era già un degno sostituto: sarei stata Lady Marianna, quando mio fratello invece era Sandokan. IO volevo essere Sandokan! Anche quel vestito era lungo: non avevo la bacchetta ma quattro o cinque giri di collane, quando invece avrei preferito la scimitarra. Quell'anno c'erano tanti Moschettieri e io mi rodevo il fegato per avere avuto la sfiga di nascere femmina. La fortuna non mi aveva assistita neanche il Carnevale successivo perché un'amica di mia mamma le aveva offerto un vestito da geisha: il kimono era praticamente saldato addosso e per circa quattro ore avrei dovuto camminare con il passo di un canarino. Quell'anno tutti i bambini erano vestiti da Uomo Ragno. Ogni sera del martedì grasso tornavo a casa con il mio sacchettino di dolci in mano, irrimediabilmente infelice, e da quel momento per tutto l'anno sognavo un costume con cui potermi muovere, saltare sul palco per vedere da vicino il Mago Silvan, non essere immancabilmente l'ultima della fila al momento della distribuzione dei dolci. Ero arrivata al punto da invidiare anche gli Arlecchini e i pagliacci: almeno loro avevano i pantaloni...
Sono passati tanti Carnevali da allora: talvolta mi sono lasciata tentare da qualche festa, pur non essendo mai riuscita a cancellare quel velo di tristezza insito nel mio inconscio e probabilmente retaggio dell'infanzia. Finché alla veneranda età di trentatré anni ho deciso di togliermi quel sassolino dalla scarpa che non mi dava pace. Mi sono vestita da ZORRO. C'erano dei costumi spassosissimi a quella festa e gran parte delle mie amiche non avevano perso l'occasione per potersi mettere qualcosa di proibitivo. Io avevo la maschera più banale della terra, eppure, finalmente, dopo quella volta non ho più pensato al Carnevale con quel velo di insoddisfazione latente: adesso è soltanto puzza di crostoli e castagnole, che per altro nemmeno mi piacciono.

lunedì, febbraio 19, 2007


venerdì, febbraio 16, 2007

Una nuvola non fa autunno

Qualcuno mi spieghi per quale misterioso motivo anche in una giornata così splendida che da tempo non ne conoscevi una simile, ci debba essere sempre qualcuno a rovinare le cose. E che poi non è mai lo sconosciuto di cui non te ne frega un bel niente e che lascia il tempo che trova: è sempre l'amico o qualcuno di molto vicino da cui invece ti saresti aspettato piena compartecipazione al momento. Una telefonata con un tono provocatorio appositamente studiato per farti pesare qualcosa, uno snobbare volutamente la tua felicità. Quello che in una parola si definisce il guastafeste e, in una giornata di cielo terso, la classica nuvola che di tanto in tanto oscura il sole.
Pazienza. E' vero che trentasei anni ti dotano di quel minimo di intuito che ti permette di capire quanto una persona volutamente cerchi di darti fastidio. Ma è anche vero che dopo una certa età l'esperienza nei rapporti sociali ti aiuta a distinguere quali sono problemi tuoi e quando invece frustrazioni altrui indisciplinatamente scaricate. Grazie, come accettato. Ci sentiamo più avanti quando ti è passata. Io intanto me la godo lo stesso anche da sola, tutt'al più con chi partecipa incondizionatamente.

lunedì, febbraio 12, 2007

Sono qui!!!!!

L’Amichevole Spiderman di Quartiere è tornato!!! E' di nuovo fra noi, dopo una lunga pausa durante la quale ha preferito dedicarsi a un’intensa attività agonistica a scapito della ricerca scientifica e delle elucubrazioni filosofiche a cui il Sapere Mondiale ha dovuto suo malgrado rinunciare per un non trascurabile lasso di tempo. Ma glielo concediamo, considerato che le sue prestazioni sportive sono notevolmente migliorate, e questo significa che la differenza fra i canestri segnati e quelli presi ormai non va oltre il centinaio. Nel frattempo la personcina si è evoluta, ha imparato a dare del lei e non si fa alcuno scrupolo nell’aggiungere con nonchalance un “sono sicuro che questa la scrivi” dopo ogni frase pronunciata, come se ogni cosa uscita dalla sua boccuccia - più che di rose, di cioccolata - si trasformasse automaticamente in un aforisma. Beata modestia.
Ma l’emancipazione dell’Amichevole Spiderman non finisce qui. La zia ingenua, che nella sua mente bacata si illude di poter ritornare a un modello infantile degli Anni Settanta e insegue l’assurda utopia di riammaestrare i bambini secondo un processo di regressione evolutiva della specie, ha pronto un bel libro, uno di quei noiosi classici che si legge mangiando pane, burro e marmellata. La zia trascura alcuni piccoli dettagli, e cioè che i bambini moderni leggono prima Tolkien dei Fratelli Grimm e che L'amante di Lady Chatterly non viene più nascosto nel ripiano più alto della libreria. E che sono pienamente consapevoli di quanto il burro sia nemico del colesterolo e la marmellata con il pane costituisca un eccesso di carboidrati. Pertanto, simulando un poco convincente entusiasmo, propone nientepopodimenoche Il giro del mondo in ottanta giorni.
L’Amichevole Spiderman di Quartiere sembra imbarazzato, ma la zia finge di non cogliere. Fosse stata una bambina, le avrebbe proposto una partita a Reginetta del Ballo, pur sempre un evergreen...
“Zia, volevo dirti che ho GIA’ visto tre film di 007...” (sottointeso: ma per chi cavolo mi hai preso?). Ma la zia dà da intendere di non aver afferrato, così lui insiste:
L’uomo dalla pistola d’oro, Operazione Goldfinger e Casinò Royale.”
Bene. Qual è il messaggio, dunque, piccolo ometto buffo eccessivamente evoluto? Vorresti dirmi che nel tuo immaginario il giro del mondo lo fai con il TELETRASPORTO in ottanta minuti? Sì, è questo che vuoi dire. Vedrai, ti appassionerà pagina dopo pagina, e sarai tu a dirmi di smettere.
Ma la mia lettura troppo espressiva rallenta il ritmo e lui mi strappa di mano il libro per proseguire più rapidamente. Mi fa capire che è meglio darci un taglio perché vorrebbe raccontarmi una sua storia, una vicenda di un certo mostro che mangia i bambini, terrificante come un goblin, anzi peggio di un goblin. Così, mentre incomincia l’amena vicenda della carneficina, vado a prendere un segnalibri, memore di quando gli regalavo un qualsiasi libro - sottolineo qualsiasi - e lui aveva perfino paura di sciuparlo, e quando una pagina si staccava correva dalla nonna per farsela "ricucire". Ma mentre gli consegno il volume perché possa continuare a leggerlo da solo, una frase disarmante mi fa capire che la psicologia infantile per me rimane ancora un rebus e che se avrò dei figli, non necessariamente suoneranno il violoncello o indosseranno le scarpette a punta. E infatti, estremamente falso ma con accurata eleganza e nell'illusione che le sue parole possano occultare un secondo fine, L’Amichevole Spiderman di Quartiere mi propone di tenerlo pure a casa mia quel libro. “E’ meglio. Così - dice - ogni volta che vengo a trovarti ne leggiamo un po’... ”. Delicatissimo.


Da "Dialoghi con l'Amichevole Spiderman di quartiere"

L'Amichevole Spiderman di Quartiere è presente anche qui:
Evolution, You are the champion, Editoria, De gustibus, Copyright, Prospettive, Scripta manent, Colte al volo 2, Colte al volo 1, Dal vostro amichevole Spiderman di quartiere

giovedì, febbraio 08, 2007

Dance Short

Io non ho mai parole davanti a qualcosa di straordinariamente lirico. Ma poi perché dovrebbe esserci sempre bisogno di dire qualcosa? Lo dedico a tutti quelli che, come me, in questo momento avrebbero voglia di un po' di silenzio...

Alessandra Ferri e Sting

martedì, febbraio 06, 2007

Voglia di niente

Ci sono giornate in cui avrei voglia di un niente assoluto. Camminare su una spiaggia senza aver nulla di preciso a cui pensare, senza problemi da riordinare come quando vado a correre, ma semplicemente un momento per permettermi di sacrificare il contingente ai sogni liberi, invece del contrario come di solito avviene. Passare in mezzo a luoghi che non siano connessi alla quotidianità, lontano dalla gente, dai rumori.
Ci sono volte in cui cerco la solitudine assoluta, quella componente fondamentale della mia vita che ho sempre cercato di tutelare e che talvolta mi dimentico di rispettare, o non riesco.
E' sorprendente quanto una persona considerata socievole ed espansiva, abbia invece una forte esigenza di isolamento, di tanto in tanto. Si dice che chi sta bene con sé stesso, sta bene anche con gli altri. Ma bisogna capire se realmente si stia bene con sé stessi, ascoltare cosa abbiamo da dirci. E quando non facciamo caso ai nostri pensieri, è il momento in cui cominciamo a perderci...

giovedì, febbraio 01, 2007

Pausa: mi sto dedicando al giardinaggio.

Non è vero. Sono prigioniera di YouTube e non riesco a liberarmi. Lo sapevo che andava a finire così. Anche per oggi la pausa pranzo è stata sacrificata in nome della RICERCA, e adesso ho una voragine nello stomaco. Ma ho visto cose che voi umani....


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